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LA CASINA ROSSA

Pubblicato da Runners Valbossa | 16:47

si chiede scusa per eventuali errori grammaticali.
la faina del sacco è ben nota!
fff

Francesco non era bello ma neppure brutto, non si sapeva quanti anni potesse avere e forse non lo sapeva nemmeno lui. Non era giovane ma era lontano dall'esser vecchio.Viveva solo con le sue capre sulla collinetta a ridosso delle montagne, in un rustico caratterizzato dal grande ovile dove trovavano rifugio e tanto amore le sue caprette, la sua fonte di sostentamento. Il suo latte e le sue formaggelle erano meta dei paesani del borgo sottostante che trovavano quei prodotti di un buono che va oltre il sapore che danno le papille gustative. Lì dentro c'era anche l'animo dolce e semplice di Francesco, un ingrediente unico ed introvabile altrove. A Francesco piaceva correre, correre come massima espressione di libertà corporea, correre come contatto epiteliale con il creato, correre come...ma forse anche in questo caso non lo sapeva nemmeno lui: sapeva solo che correre è bello! Tra una mungitura ed una pascolata, tra una spazzata all'ovile ed una imbiancata alla recinzione, Francesco si ritagliava il tempo di mettere le scarpette da corsa e dalla cima del suo colle via di corsa giù al fiume, un dedalo di sentieri nella campagna, una sfiorata alle case del paese e poi dopo una casina rossa su di nuovo verso il suo piccolo eden. Così, correre a perdifiato finché ce n'è, così senza vincoli di cronometri, preparazioni specifiche o avversari da battere; stanco ma nemmeno tanto, soddisfatto forse ma forse di più, si sedeva di fronte al camino e ne godeva del tepore mentre toglieva le scarpette infangate della terra, la terra sua e dei suoi avi. La casetta rossa, l'ultima prima del lungo declivio che l'avrebbe ricondotto a casa, era da poco abitata da Agnese, una ragazza che era diventata donna oramai; le prime rughe avevano reso la sua particolare bellezza ancor più delicata, forse in città nessuno l'avrebbe degnata di uno sguardo ma per Francesco era la cosa più bella che il Signore aveva messo a dimora nel suo limitato mondo, e ciò lo turbava perchè, anche se non voleva ammetterlo, si sarebbe addirittura liberato delle sue capre per avere un solo sguardo da lei...bè adesso no esageriamo, diceva tra se, due o tre capre vabbè..ma non tutte..ma si... anche cinque o sei..!! Agnese viveva da qualche tempo nel paese, era stata mandata in quel piccolo borgo in sostituzione della vecchia maestra che, sempre e in quel periodo dell'anno, sentiva il riacutizzarsi dell'artrite, ma stavolta sembrava più lunga e grave del solito. Di lei si sapeva poco ed i paesani, retrivi e schivi verso i forestieri e un poco gelosi delle loro tradizioni, non avevano mai dato confidenza a quella signorina, si limitavano ai saluti che la prammatica impone ma nulla più e lei aveva accettato la situazione, con sincera comprensione verso quel clima di giusta riservatezza tipico delle genti di montagna. Francesco da qualche tempo si sentiva strano, e pure le sue capre avevano intuito che qualche nube nera imbronciava l'azzurro del cielo della sua vita: le mungeva con rudezza tanto che talvolta qualcuna belava di dolore, capitava che il secchio strabordasse di latte perchè insisteva a mettercene ancora pur non standocene più, una volta aveva chiuso la porta dimenticandosi di togliere le dita dallo stipite! Maledizione a Cupido ed alle sue frecce avvelenate di passione: doveva prendere provvedimenti o entro breve avrebbe combinato qualche serio disastro! Una sera prese la situazione di petto e studiò a tavolino un piano da portare a termine entro il più breve tempo possibile. I suoi rapporti con l'altro sesso erano un po' latitanti da tempo e quelle due o tre ragazze del paese con le quali aveva avuto qualche approccio, erano state attratte dai richiami delle sirene della città: Francesco e le sue capre, il borgo con l'acre odore del fumo dei esce dai camini d'inverno od il fastidioso cicaleccio dei grilli in estate non facevano parte del loro futuro. Lasciò che Agnese finisse il suo turno di lavoro, lasciò passare ancora un po' di tempo e partì. Si sentiva più leggero ed atletico del solito scendendo dalla morena, fece il labirinto di sentieri come mai prima d'ora, passò vicino alle case della periferia del paese prima della salita finale, ecco, la casetta rossa di Agnese! Agnese era in cucina e la sua finestra dava sulla strada sterrata; era intenta a prepararsi qualcosa da mangiare quando senti un lamento....e poi subito a seguire una maledizione contro chi aveva posizionato lì quel sasso. Mise fuori la testa e vide un giovanotto, no...un signore..bè, un qualcuno vestito da sportivo che seduto a terra si teneva in mano un piede e dolorava. "Si è fatto male, signore?" Francesco penso tra se ridendo:"non solo uno sguardo, mi ha pure parlato..mo chissà quante capre devo dar via..hi hi hi.." "no...cioè si, ma non so, ho beccato un sasso....forse una storta..certo che ora sarà un problema arrivare a casa.." Agnese corse fuori e aiutò Francesco a rialzarsi e lui, come fu toccato da lei senti una scossa lungo la schiena, una cosa che non aveva mai percepito in tutta la sua vita! Si appoggiò ad Agnese e si sedettero sui gradini di casa. "Io la vedo spesso correre..caspita, mi dico, che bravo, io proprio non riuscirei a fare questa cosa, quando la vedo mi viene il fiatone solo a guardala..!! Francesco rimase di sasso, più vero di quello che gli aveva procurato la finta distorsione.."come? mi ha visto correre..??" e mentendo spudoratamente.."io invece non l'ha ma vista prima, sà, quando si corre, si guardano solo i propri piedi e il mondo circostante sparisce. Ma poi correre e bellissimo, se non ha mai provato come può dire di non riuscire a farlo; ci provi e vedrà come le piacerà!" "..E' cosi convinto nelle sue teorie da essere..convincente, certo che è uno sport che fa bene, ma non saprei come fare e poi, che vergogna! In paese chissà che commenti..no qui no, magari quando vado a trovare i miei,..dai prometto che ci proverò signor...? E lui, ringalluzzito, si alzò in piedi come una molla con la mano tesa per presentarsi.. "Francesco!" Lei vedendo tutto quell'entusiasmo e quell'agilità nonostante l'infortunio, iniziò a ridere e rispose "Piacere, Agnese" Francesco aveva capito di essere stato scoperto, il suo maldestro, ingenuo ma innocuo inganno si era sciolto come neve al sole, però il sorriso sinceramente divertita aveva dato alla situazione un tocco di compiacenza e complicità che entrambi percepirono. La timidezza di Francesco ebbe il sopravvento, diventò paonazzo, farfugliò qualcosa che aveva le sembianze di un "arrivederci", scivolò sul gradino e ripartì come un fulmine ma fatti pochi passì si girò e gridò "Ciao Agnese.." lei gli rispose sorridendo "Ciao Francesco!". Passò una notte insonne, ma che diavolo..lui che di solito dormiva come il monte che è sopra la sua collina, stavolta non riusciva a prendere sonno: aveva l'immagine fissa di Agnese, il suo sorriso dolce, sentiva la sua voce calma e tranquillizzante...caspita, se ne era innamorato ma allo stadio terminale! Da buon contadino che sa attendere il momento propizio per raccogliere la frutta di stagione, pur soffrendo riuscì a resistere un paio di giorni, forse voleva capire, forse voleva agire, ufffff, che apocalisse nella sua testa! Le scarpette erano più insofferenti di lui, si sentiva strano quel giorno, fece fatica a scendere dalla collina, nel dedalo di sentieri le gambe era molli e alla vista della casetta rossa il fiatone gli bloccava la respirazione; passò senza fermarsi poi tornò suoi suoi passi, e ritornò indietro... Era davanti alla casa di Agnese come un babbeo, il dito era ad un millimetro dal pulsante del campanello che non si decideva a premerlo. "Ciao Francesco" Lui sobbalzò, lei era alla finestra che sorrideva: "è due o tre giorni che non ti vedo correre, pensavo ti fossi fatto veramente male..." "no, tutto bene grazie...sai volevo ringraziarti per l'altro giorno..." disse Francesco mentre sudava più del solito. "Dai, aspetta che ti porto un bicchiere d'acqua.." Agnese scese le scale con l'acqua in mano, sempre sorridendo ma un sorriso serio e fissava Francesco negli occhi lui stranamente non sembrava né intimidito né imbarazzato e fissava gli occhi scuri di lei ma senza senza sorridere. Lei porse il bicchiere, lui lo prese e le sue dita si appoggiarono su quelle di lei. Agnese non ritrasse la mano, anzi.....gli occhi negli occhi, le dita sulle dita, secondi interminabili. "Signorina Agnese!" Una voce militaresca ruppe l'atmosfera idilliaca che si stava creando. "Oh, signora Bice..è tornata?..la vedo bene.." La vecchia maestra con fare altezzoso e gagliardo era rientrata anzitempo dalle cure e pareva quasi godere nell'intuire di essere arrivata in un momento sbagliato, giusto però per interrompere un qualcosa che forse stava prendendo vita. Francesco salutò e riprese a correre verso casa. Il giorno dopo si presentò in macchina ben vestito, sbarbato e profumato davanti alla casina rossa di Agnese. Stavolta il dito andò con decisione senza indugiare verso il pulsante ed il campanello fece il proprio dovere una volta, due volte, tre volte.....dieci volte... Francesco non sarà bello, ma a guardarlo bene non è un brutto ragazzo, signore, boh..non è giovane ma neppure vecchio e poi ama le sue capre e poi ama correre, oh se ama correre, lui parte dalla sua collina, poi va giù al fiume e poi c'è un dedalo di sentieri nella campagna e da lì verso le case della periferia del paese e poi......torna indietro.

5 commenti
  1. fff 9 febbraio 2010 alle ore 17:27  

    boh...gli allegati delle mail non si possono aprire!
    quindi niente casina rossa

  2. Max 9 febbraio 2010 alle ore 18:15  

    Beh che dire. Complimenti!
    Hai mai pensato di scrivere un libro? Visto come scrivi non ti sarà molto difficile eppoi magari chissà, potresti diventare famoso.
    Io lo leggerei subito.
    Bravo.

  3. pica 9 febbraio 2010 alle ore 21:31  

    ma chissà dove prende spunto fff? bacio bacio

  4. fff 9 febbraio 2010 alle ore 23:34  

    bè, grazie ma a voi di aver dato ad ognuno di noi la possibilità di esprimersi, l'importante e non offendere e rimanere nei canoni del rispetto altrui. se gli editori mi publicassero un libro composto da pagine in carta igienica, sono sicuro che avrebbe un grande sucCESSO!!
    purtroppo lo spunto viene dal fatto che momentaneamente devo occupare diversamente il tempo che prima dedicavo alla corsa; spero di non averne + di spunti!! grazie

  5. fff 9 febbraio 2010 alle ore 23:37  

    Santa Polenta...se mi dessero un centesimo per ogni magagna ortografica, sarei miliardario!